Nel 1970 Ettore Scola girò il film "Dramma della Gelosia: tutti i particolari in cronaca", con Marcello Mastroianni e Monica Vitti, in un villino di tre piani in via Giuseppe Marchi al quartiere Nomentano di Roma, disegnato nel 1966 dall'archistar Paolo Portoghesi con l'ingegnere Vittorio Gigliotti su commissione di Pasquale Papanice e terminato nel 1969 con la celebre facciata ornata di canne e rivestita di maiolica (proprio nel film la protagonista esclama: "ma che so' tutte 'ste canne?").
Casa Papanice, considerata dagli storici di tutto il mondo simbolo del postmodernismo italiano, è ora sede dell’ambasciata di Giordania dopo un passaggio di proprietà che dalla Casa Editrice Giunti l’ha vista passare a un presente di rimaneggiamenti, abbattimenti e degrado, nonostante l’edificio sia stato fonte di ispirazione per architetti, intellettuali e registi.
Proprio ricordando il film di Scola e il giorno in cui sia Monica Vitti che l’architetto Portoghese compiono 90 anni (il 2 novembre lui, il 3 lei), l’Istituto nazionale per il Diritto dell’arte e dei beni culturali lancia un appello affinchè quella che, secondo il suo proprietario, avrebbe dovuto essere “la casa del cinema” possa essere tutelata da un vincolo che la salvi dal degrado e che venga iniziato un serio progetto di restauro, a maggior ragione visto che – come spiega lo stesso architetto - "Casa Papanice purtroppo è cambiata radicalmente, è stata spogliata dalla proprietà, l'Ambasciata di Giordania, di dettagli fondamentali, come quei tubi che alla maniera di un organo coronavano l'ultimo piano o le ringhiere dei balconi di diverse forme, disposte secondo una regola matematica al pari dei colori delle maioliche sulla facciata. E hanno anche modificato l'interno […]. In più, “l'ambasciata con un atto arbitrario ha anche distrutto una delle scale che portava al piano nobile, ledendo la forma dell'edificio”.
“Abbiamo avuto modo – commenta la coordinatrice nazionale INDAC Rosa Colucci - di conoscere e apprezzare l’azione del nipote di Pasquale Papanice, Edmondo, che per i 50 anni dell'edificio, nel 2019, si è fatto promotore e curatore di una mostra dal titolo: “L'Italia del boom, fra mura d'artista e fotogrammi d'autore”. L’INDAC si unisce alla denuncia sia di Papanice jr sia dell’architetto Portoghesi affinchè l’edificio - presente nella maggior parte dei libri di storia dell'architettura italiana e di design – sia posto sotto un vincolo efficace che faccia valere il suo status di opera di rilevante interesse architettonico. Almeno si tuteli la parte esterna e lo si faccia in fretta non solo per la precarietà degli elementi decorativi (come le maioliche colorate sulla facciata) ma anche perché vi è la possibilità della preziosa consulenza dell’architetto Portoghesi, ora novantenne e appena trentacinquenne quando gli venne commissionata l’opera nel 1966. E’ nostra intenzione dialogare con i rappresentanti istituzionali affinchè si arrivi a un progetto concordato del restauro di quello che è riconosciuto a livello mondiale come un capolavoro postmoderno, classificato in America come la settimana casa più studiata e fotografata al mondo”.
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